Vi presento il mio fidanzato, HQ 234
Vi presento il mio
fidanzato, HQ 2341
racconto di
Emilia Capasso
Salgo le scale come tutti i
pomeriggi alle 17.35. Apro la porta, lascio le scarpe in un angolo
vicino all'attaccapanni e corro in bagno.
-Buonasera tesoro.- mi dice
il mio fidanzato.
-Buonasera amore!- gli urlo
dal bagno mentre faccio la pipì. Lascio scorrere l'acqua tiepida per
sciaquarmi rapidamente sotto le ascelle, mi precipito in camera per
indossare qualcosa di più comodo e sexy, infine, vado in salotto
dove Claudio, il mio fidanzato, sta guardando la tv. Gli sorrido e lo
abbraccio alle spalle, baciandolo rumorosamente sulla guancia
barbuta. Lui ricambia il sorriso e mi prende in braccio, infilandomi
subito una mano sotto al vestitino. E' bellissimo, il mio Claudio e
sa sempre ciò che voglio. La sua mano scorre veloce dove sa che io
l'attendo e finiamo avvinghiati sul divano. Claudio è straordinario
sessualmente, ha una durata programmabile, per cui, in base alle mie
esigenze, lui esegue alla perfezione. A dire il vero, è talmente
bello, che le mie esigenze sono sempre un pò...rapide; dopo che
abbiamo fatto l'amore, basta riprogrammarlo e lui riparte come
niente!
E' un dio greco, il mio
Claudio. Lo guardo ora mentre è nudo su un fianco e mi fissa
sorridendo. Quando ero andata in negozio circa un anno prima, ricordo
che mi tremavano le gambe, non solo per l'imbarazzo, ma anche per una
sorta di paura. Stavo dicendo addio a tutti i miei risparmi, mentre
mi risuonavano, come un anatema, le parole di mia madre: - Ma
insomma, spendere 50 mila euro per un...un coso, un meccanico...come
si chiama...-
-Un cyborg, mamma, ma è
cyborg dentro, fuori è un umano, perfettamente umano!-
-Si, si vabbè,- diceva
mentre camminava avanti e indietro, tamponandosi il sudore dovuto
alla menopausa. -Ma non lo dire in giro, però, tienitelo lì,
nascosto in casa!-
-Ma cosa dici? Ma se ce
l'hanno tutti ormai!-
-Si, ma ce l'hanno per le
pulizie, la spesa, per pagare le bollette o andare a prendere i
bambini a scuola e portarli in giro, ma tu vuoi l'HQ, abbi pazienza,
lo sappiamo tutti a cosa serve...-
Mia madre era una donna
all'antica. Per lei il sesso era solo tra umani. Si era dimenticata
di quando si lamentava che papà aveva iniziato ad avere problemi di
erezione seri già a 45 anni e che la sua vita sessuale per questo,
si era arenata un pò troppo presto. Il bello era che a lei sembrava
non interessare affato. Ne avevamo parlato poi qualche anno dopo,
quando io ero grande abbastanza per poter intavolare certe
discussioni con i miei genitori. Avevo azzardato una proposta, il
KC400, creato solo per una funzione sessuale, economico e molto
apprezzato dalle donne single o in carriera. Ne avevo parlato con
calma, dopo cena, davanti a una tazza fumante di caffè d'orzo e dei
biscottini. Tutto avrei immaginato, tranne che mio padre facesse una
sceneggiata di gelosia.
-E' una macchina papà, e la
mamma ha diritto ancora a una vita sessuale soddisfacente.-
Lui si era alzato di scatto,
aveva fatto come per andarsene, ma poi aveva guardato mia madre con
gli occhi umidi e le aveva detto serio: -Fa come credi!-
Mia madre non comprò mai
nessun KC400, ciò nonostante, credo che i miei genitori continuino
ad essere felici insieme, semplicemente perchè si amano.
Io invece sono sola. Almeno,
ero sola, fino a un anno fa. Da quando c'è Claudio non lo sono più.
Ci sto pensando mentre accarezzo i suoi capelli folti e neri. Ammiro
le sue spalle larghe, il petto forte, le braccia che mi danno calore
e sicurezza quando mi ci lascio avvolgere dentro e il suo pene,
adesso a riposo, ma anche a riposo...benedica! Mi avvicino e ci
baciamo.
-Cosa vuoi per cena?- mi
chiede.
-Non hai già preparato?-
fingo un rimprovero.
Claudio mi sorride. -Oggi è
il 24, cara.-
-Cavolo!- Ma come avevo
fatto a dimenticarlo? Era il nostro compimese!
-Scusami...-
Claudio mi abbraccia e mi
accarezza delicatamente il sedere.
-Mmm, così mi fai venire di
nuovo voglia..-
-E che problema c'è?- mi
dice seppellendomi sotto il suo corpo scultoreo. In pochi minuti sono
di nuovo sua.
Mi faccio una doccia ed esco
vestita di l'asciugamano e ciabattine piumate. Sono le 19.30, la
pancia reclama. Entro in cucina e spalanco gli occhi: la tavola è
apparecchiata di bianco, tovaglioli di seta rossa, una candela a
forma di rosa al centro, bicchieri di cristallo già colmi di vino
rosso e lui in un completo blu, elegantissimo, mi sorride davanti
alla cucina già pulita.
-Ma come fai? Sei
incredibile!-
-Ti ho detto una bugia,
avevo già preparato tutto, ma volevo farti una sorpresa!-
-E io adoro le sorprese!-
Ci sediamo a tavola e i
nostri occhi brillano alla luce delle candele. Claudio mi prende le
mani e mi sussurra: -Buon appetito, cara.-
Solo un anno prima mi sarei
seduta a tavola da sola a rosicchiarmi le unghia, mentre nel forno a
microonde scongelavo qualsiasi cosa fosse commestibile e pronto in
cinque minuti. Cinque, neanche sei, cinque!
E ora, Claudio era lì, solo
per me, tutto per me.
Quanto imbarazzo nel negozio
il giorno di quell'acquisto folle! Il commesso dietro al bancone era
un tipo magrolino, foruncoloso, con dei grossi occhiali neri. Sembra
che alcuni bruttini, poi facciano di tutto per esserlo ancora di più.
Mah!
Mi aveva presentato il
catalogo parlando velocemente, forse per dimostrare la sua
competenza, intanto che io cercavo di nascondere tutte le mie
perplessità. Ero andata lì per un HQ100, il modello base,
progammato per tutto, dal cucinare, al pulire, all'andare a fare la
spesa e anche per il sesso, cosa che solo gli HQ offrivano, qualità
non da poco e che faceva salire vertiginosamente i loro prezzi. Ma
poi, l'occhio mi era finito su quello che io avrei chiamato Claudio.
Sarò stupida, ma mi stavo innamorando di un cyborg a prima vista.
Era lui, il mio lui! Altezza 1.85, peso 80 chilogrammi, occhi
azzurri, labbra carnose, pelle olivastra. Non osai guardare il
prezzo, piuttosto chiesi:
-Si può...ascoltare la voce
di...questo?- chiesi indicando sul depliant.
-Certo.- Il commesso si
avviò nel retro, mentre io continuavo a fissare, il mio HQ 234.
-Ecco, prego.- mi disse una
volta tornato, porgendomi delle cuffiette allacciate a un
microregistratore.
-Salve, sono HQ234, per
servirla.-
-Wow.- fu tutto ciò che
riuscii a dire. Ero come ipnotizzata.
-Come lei già saprà- mi
diceva intanto il commesso, -questa è una registrazione standard
iniziale. Gli HQ sono gli unici nel mercato ad offrire un adeguamento
agli eventi esterni, per cui, dotato di un'intelligenza quasi umana,
oserei dire, la sua formalità iniziale diventerà sempre meno
formale e sempre più confidenziale con il passare dei giorni, non so
se mi sono spiegato.-
-Certo, certo, si è
spiegato benissimo.-risposi con aria da tossicomane.
Quando poi mi fu detto il
prezzo, le cui cifre mi rimbombarono per tutta la serata nel
cervello, come una pioggia di meteoriti che giocavano a flipper tra
le sinapsi, io annuivo come una bambina stregata davanti a babbo
natale, mentre lasciavo che dal mio conto in banca sparissero in un
click, i risparmi di 5 anni.
-Mia madre mi ammazzerà.-
-Cosa?- aveva detto il
commesso tirando schifosamente su con il naso.
-Niente, niente, diceva del
trasporto?-
-E' tutto compreso!-
“E te credo”, pensai
mentre per il nervosismo il mio corpo arrivava a una temperatura di
39 gradi, ma solo sotto le ascelle e la nuca.
-Le arriverà a casa lunedì
prossimo. Se vuole, possiamo fare la consegna dopo le due di notte,
sa, per la privacy, in caso non volesse...-
-No, no, non importa...o
meglio, si si va bene, forse è meglio, hahahaha!- mi uscì fuori una
risata isterica, falsa come le attrici hollywoodiane dei filmoni anni
'50. -Facciamo l'una però. - E digitai il pin della mia carta di
credito, accertando ormai la mia pazzia.
Così lunedì 4 febbraio
2156, Claudio era nato. A l'una e trenta di notte, quando con un
telecomando lo avevo acceso e gli avevo dato vita.
-Buona sera bellissima
signora!- aveva detto.
“Cominciamo bene!” avevo
pensato.
Poi lo avevo squadrato
dall'alto in basso, notando che era stato impacchettato in mutande e
cannottiera. Il pacco con i suoi vestiti era invece accanto al mio
letto. Avevo chiesto abiti di ogni genere, dai jeans ai completi
eleganti.
-Sei bellissimo!- era tutto
quello che ero riuscita a dire.
-E tu sei splendida!-
Forse erano stati i quattro
anni e passa di astinenza, forse il desiderio di testarlo subito, per
poi riconsegnarlo in caso di malfunzionamento, che mi avevano fatto
cliccare subito il tasto Sx, che stava per sex e per magia ci eravamo
ritrovati sul mio letto. Era stato incredibilmente dolce e
passionale, talmente bravo da farmi dimenticare che fosse un cyborg,
anzi, da quel momento in poi, io non ho più pensato che lo fosse. HQ
234, era Claudio, il mio fidanzato. Passai la prima notte ad
ammirarlo mentre dormiva nel mio letto e ricordo anche che,
scioccamente, piansi. Il giorno dopo, lui si svegliò prima di me, lo
avevo programmato per le 6.30, mi aveva già preparato la colazione e
se ne stava seduto in cucina ad attendermi. Mi spiacque il fatto che
lui non potesse mangiare con me, ma con il tempo ci avrei fatto
l'abitudine, anche perchè, per ovviare al problema, esistevano delle
capsule che lui poteva ingoiare a tavola, simulando un pranzo, così
non mi sembrava poi tanto, di mangiare con un robot. Il “cibo”per
cyborg esisteva, ma avevo dato fondo a tutti i miei risparmi, per cui
mi sarei accontentata di vederlo ingoiare capsule, che nel suo corpo
avrebbero avuto lo stesso effetto dell'acqua nel nostro. Infatti
subito dopo andava in bagno!
Claudio mi guarda come
innamorato, ormai ne sono convinta. Mi sta versando del vino, mentre
gli racconto la mia giornata. Parliamo delle ultime notizie di
cronaca, in particolare di quel ragazzo di appena sedici anni, morto
dopo aver ingerito una capsula di extasy.
-Poveri genitori.- mi dice.
-Già, era l'unico figlio.-
-Deve essere bello avere dei
figli.-
-Si...- dico un pò
sorpresa. Dopo circa un anno non riesco ancora a capire quali possano
essere i limiti sensoriali di Claudio, dove può arrivare la sua,
sensibilità, per così dire. In verità, mi sono stufata di leggere
il libretto delle istruzioni che conta più di mille pagine, sono
arrivata solo a 430! Non mi importa, per ora mi sembra già così
perfetto. Un pò di tempo fa, non so esattamente quando, ho
cominciato a comportarmi come se lui fosse davvero il mio fidanzato
anche nella mia vita di tutti i giorni. Adesso non ritardo più dal
lavoro, mi precipito a casa, ho voglia di vederlo, ho voglia di stare
abbracciata con lui sul divano. Parlo di lui alle mie amiche e ai
miei genitori, come se fosse umano, anche se loro a volte mi guardano
come se stessero ascoltando i deliri di una matta in camice bianco,
seduta su una sedia a rotelle nei meravigliosi giardini delle case di
cura. E' un problema loro!
Claudio ha imparato a
memoria tutte le cose che mi piacciono e non me le fa mancare: i
dolcetti la domenica, il massaggio alla schiena in vasca, il profumo
di candele sempre diverse, fino a cose più complesse come le
passeggiate in montagna o nel parco. Ci ho messo tre mesi prima di
farlo uscire di casa con me, devo dire che mi imbarazzava non poco.
E' difficile distinguere un cyborg da un umano, a meno di tagliargli
o staccargli un dito, per notare i fili elettrici e i meccanismi vari
al posto della carne, delle vene e della cartilagine. Poi mi sono
decisa un giorno di primavera. Il tempo era bellissimo e lui mi ha
detto una frase magica: -Sarebbe bello passeggiare nel parco.- Il
tempo di infilare le scarpe, infilarci i giubbotti ed eravamo fuori,
in giro, tra la gente distratta dai propri pensieri e il vento
tiepido che ci soffiava nei capelli. Si era dichiarato proprio lì,
tra gli alberi del parco. Sapevo che era programmato per una
dichiarazione d'amore, ma non avevo voluto stabilire io quando, avevo
lasciato al caso, per avere l'effetto sorpresa ed era stato così
meraviglioso!. Mi aveva fermata di colpo, mi aveva stretto le mani ai
fianchi, i nostri corpi che si incollavano e io potevo sentire quel
macchinario che aveva in petto e che simulava il suo cuore, battere
velocemente, come se fosse emozionato. E io ci credevo, io ero certa
che fosse emozionato. Gli avevo spostato una ciocca di capelli scuri
dagli occhi e lo avevo accarezzato con tutta le tenerezza possibile,
provando un brivido dietro la schiena, al contatto della sua barba.
Ci eravamo baciati in mezzo alla pista ciclabile, mentre qualche
ciclista ci passava di lato e suonava il campanellino per farci
spostare, ma era tutto troppo magico e troppo bello per smuoverci
anche solo di un millimentro e scollare le labbra calde e vogliose.
-Tu vorresti dei figli?- mi
chiede Claudio all'improvviso, spezzando i miei ricordi. Sono un pò
imbarazzata. E' da tempo che non ci penso più, da quando io e Marco,
il mio ex ci siamo lasciati. Sembra passata un'eternità, da quando
avevo trovato quel messaggio su un numero anonimo:”Allora? Perchè
non rispondi stronzo?”. Così avevo composto il numero e telefonato
subito. Una voce di donnina stridula mi aveva risposto, facendo
crollare il mio sogno di sposarmi e di mettere su famiglia, in un
paio di secondi.
-Con chi parlo, scusi?-
E lei aveva riagganciato. In
quel preciso istante, Marco era rientrato in fretta, ansimante, per
rimanere poi raggelato dalla vista di me con il suo cellulare in mano
e la mia espressione tra l'interrogativo e il tragico:“ho capito
tutto”gli stavo trasmettendo telepaticamente. In tutta risposta, mi
aveva preso il cellulare dalle mani, mi aveva baciata in fronte con
la stessa aria che Giuda doveva aver avuto nel baciare il Cristo e se
n'era andato al lavoro, apparentemente tranquillo. Dopo un'ora, mi
aveva mandato un messaggio:”Non è come credi, poi ti spiego, stai
tranquilla.”
Invece tranquilla non lo ero
per niente. Avevo come una fitta all'altezza del cuore, e pur sapendo
che nessuno mai era morto dopo aver scoperto un tradimento, tuttavia
il dolore c'era e faceva male da morire. Provavo a immaginarla,
questa tipa: giovane, giovanissima, faccetta da liceale cretina,
carina come la Barbie, filiforme, sempre con il culetto in bella
vista, stronza abbastanza a letto da soffiarmelo senza problemi. Non
mi interessava Marco cosa avesse da spiegare, non mi interessava più
nulla. I suoi sguardi, falsi, le sue carezze, false, le sue promesse,
false, le sue scuse per i ritardi dal lavoro, false. Mi ero fatta una
doccia convinta di togliermi il suo odore di dosso, con un'utopia
adolescenziale di cancellare con scrosci d'acqua calda e sapone, i
nostri sei anni insieme. Poi ero scoppiata a piangere. Alla sera, lo
lasciai entrare, ero pallida, con le occhiaie, ma lui non se ne
accorse, almeno credo, era troppo preso a mettere su la balla sulla
donna pazza, che lo perseguitava da mesi e lui, povero ingenuo, non
sapeva come liberarsene, perchè temeva potesse commettere qualche
follia.
-Forse vedi troppi film.-
gli avevo detto sarcastica. -Una donna non cerca continuamente un
uomo se non c'è stato nulla.-
Marco si era seduto sul
divano. Si era preso la testa tra le mani e senza guardarmi aveva
cominciato a recitare il copione che gli uomini fedifraghi usano
passarsi tra di loro, da buoni compagni di merende.
-E' successo una volta, una
volta sola, te lo giuro!-
-E sei stato talmente bravo,
talmente travolgente che lei ora impazzisce per te...-
-No, non è così, può
capitare nella vita, lo sai.- aveva alzato lo sguardo per incontrare
i miei occhi, ma io mi ero voltata.
-E come mai a me non è
capitato? Credi che non mi fili nessuno? Ma falla finita! Non voglio
vederti più.- Continuavo a dargli le spalle, perchè sapevo che se
lo avessi guardato negli occhi, mentre piangeva le sue lacrime di
coccodrillo, avrei rischiato di perdonarlo, ma ero troppo arrabbiata,
troppo delusa, troppo...sola.
Così ci eravamo lasciati.
Pochi mesi dopo seppi da alcuni amici comuni, che si era fidanzato
con una sua amica di infanzia, e che non era la tipa del messaggio.
-Quella era una senza importanza-, mi aveva detto Giacomo, un
nostro amico. - Se non era importante perchè ci andava a letto?-
-Perchè noi uomini siamo
fatti un pò così...- aveva detto alzando le spalle.
Un improvviso desiderio di
sputargli in faccia si scontrò con anni e anni di buona educazione a
bloccarlo in tempo.
-Vorrei incontrarla sta
tipa.- sbottai.
-Cosa?-
-Si, vorrei incontrarla e
dirle, lo sai che sei “una senza importanza?”-
Giacomo allora mi aveva
fissato sconvolto e impotente. Mi conosceva bene.
-Si, le direi, quando glielo
prendevi in bocca o da qualsiasi altra parte, lui ti considerava una
senza importanza, mentre tu lo facevi godere e magari
soffrivi per la sua assenza, per lui eri...solo...fuffa. Hah! Sai
come ne sarebbe felice? Voi, uomini, dovreste dirlo prima di avere un
rapporto sessuale: ciao bella, guarda che per me tu non vali nulla,
non esisti, non conti, sei merda, un cesso dentro cui
pisciare!!!Uguale a quell'altro cesso che mi aspetta a casa da brava
fidanzatina!- ed ero scoppiata in lacrime, con Giacomo che alzava le
mani in segno di resa, mentre io gli battevo i pugni sul petto, per
poi allontanarsi a passo veloce, il mio amico, lasciandomi sola per
strada, in ginocchio, in preda a una crisi di nervi.
E i mesi successivi erano
stati pure peggio. Ogni ragazzo che mi rimorchiava voleva solo sesso.
O forse ero io che volevo solo quello. Stavo invecchiando, ormai ero
buona solo per quello e allo stesso tempo non ne potevo più.
Cominciavo a provare un
senso di schifo per ogni uomo, quando nel gennaio scorso, dalla
parrucchiera mi ero imbattuta in un articolo che parlava dei cyborg
di ultima generazione. Da lì la decisione di cambiare la mia vita
per sempre con un cyborg. Già, perchè i cyborg sono
indistruttibili, a meno che non li lanci giù dal balcone dal 5°
piano, ma dopo aver speso tutti quei soldi, piuttosto ti butti tu!
Era però una decisione delicata, molto delicata. Non tutti
l'avrebbero capita o accettata, dato che non era ancora una
consuetudine avere un umanoide in casa. Erano molto diffusi nelle
case dei ricchi, che li acquistavano per noia. Magari ne acquistavano
più di uno, ma si sa che ai ricchi ogni stranezza è concessa, basta
che pagano. Nel quartiere e nel mio mondo, le cose sono diverse.
Esistono ancora dei valori, anche se a volte tocca scavare per
trovarli e un umanoide, non è un essere umano. Punto.
-Sei ancora bella e giovane,
sei una donna intelligente, hai ancora molte possibilità di trovare
l'uomo giusto per te.- dicevano le mie amiche, sedute al bar, tutte
profumate, truccate, le belle gambe accavallate, il tacco notevole,
la sigaretta tra le dita e il caffé fumante sul tavolino.
-Forse sei troppo
pretenziosa.-
-Gli uomini sono esseri
semplici, basta sapersi accontentare.-
-Rifletti su cosa per te è
più importante. Il sesso? Trovati uno bello ma scemo, non dovresti
metterci più di dieci minuti; i soldi? Trovati uno ricco e sempre
impegnato; l'intelligenza? Gira per biblioteche, conferenze, ma poi
fatti una scorta di dvd di film comici per compensare la noia....-
-Grazie per i consigli,
ma..-
-Cosa credi che esista il
principe azzurro? E, aspetta e spera...-
-Il principe azzurro no,
però...-
-E allora? Gli uomini sono
come delle macchine, fanno tutto a comando, basta saperli comandare,
hahahah.-
La risata di Anita aveva un
qualcosa di satanico.
Giulia mi guardava come si
guarda una scema.
Barbara scuoteva la testa.
Nessuna di loro mi capiva.
-Non è così facile.-
-Lo sappiamo cara, ma
comprarsi un cyborg, dio santo...per quanto siano bellissimi e
davvero sembrano umani, ma appunto, sembrano, non lo sono!-
-Saranno superdotati però,
hahahaha- la risata di Anita di nuovo a esplodere per farmi
innervosire.
Le avevo lasciate lì a fare
le loro battutine sarcastiche sulla “misura giusta” e sulle loro
esperienze, ovviamente tutte straordinarie, sempre più convinta
della mia scelta.
Di ritorno a casa avevo
incrociato lo sguardo di un ragazzo molto bello, alto, camicia e
jeans, i suoi occhi scuri dietro delle lenti moderne mi avevano
rivelato il suo piacere nel vedermi, quando era apparso un braccio
bianco e liscio a trascinarlo via, quello della sua ragazza che aveva
appena visto il jeans della sua vita e doveva assolutamente
comprarlo.
Non ce n'è. C'è chi è
fatto per vivere in coppia e chi no.
Siamo sul divano io e
Claudio, adesso. Ho sonno. Mi addormento spesso in braccio a lui.
Dopo un pò di tempo, mi da l'impressione che il suo corpo davvero
emani calore umano e non sia solo una risultante chimica degli
intrugli meccanici di cui è costituito. Ma in fondo, non siamo anche
noi intrugli chimici? Dove avevo letto che l'amore è una questione
di chimica? E' pure vero che la sua pelle non profuma, però lui usa
sempre una colonia che gli ho regalato, sempre solo quella, così il
suo profumo ora, è quello.
Mi sento serena con lui,
anche perchè so di certo che non potrebbe tradirmi mai. Nel suo
cervello, se così si può dire, è inserito un sistema di allarme
sia per un eventuale furto sia per un uso improprio da parte di
estranei. In sostanza, essendo stata io la prima che lui ha visto
aprendo gli occhi e la prima a toccarlo, la prima che gli ha parlato,
il suo cervello elettronico ha memorizzato la mia persona come unico
essere umano con il quale interagire in ogni senso. Se qualcuno lo
rubasse, lui semplicemente andrebbe in stand by fino al mio arrivo,
meraviglia!
-Prima ti dicevo...tu
vorresti dei figli?-
-Non ci penso, più,
Claudio, da un bel pò.-
-Ma li vorresti?-
Rimasi in silenzio, mentre i
pensieri correvano veloci. Certo che avrei voluto un figlio e mi
sentivo pazza a pensare che lo avrei voluto solo da Claudio. Un
piccolo esserino mezzo umano mezzo cyborg. Con i suoi occhi azzurri e
il mio sorriso.
-Ho detto che non ci penso
più.-
Mi sembra triste. In qualche
modo so che lo è. Da un pò di tempo a questa parte, raramente mi
ricordo che lui è una macchina, è talmente, talmente reale. Però i
dubbi restano. Devo leggere nel libretto istruzioni, appena lo trovo,
visto che non ricordo più dove l'ho messo.
-Io sarei felice di dartene
uno.-
A volte è di una dolcezza
commovente. Lo abbraccio e lo bacio e finiamo di nuovo l'uno dentro
l'altra con lui che mi fissa e mi accarezza i capelli, attento a non
farmi male. Dio mio sembra così, così innamorato! Anche Marco era
così, anche Marco mi guardava così, ma solo durante l'amplesso. Poi
i suoi occhi e a questo punto anche i suoi pensieri, vagavano
altrove, tra il lavoro, gli amici, la Juve e...quella senza
importanza.
Quanto sono bravi gli uomini
a mentire alla donna che dicono di amare?
Mi ricordo di Lorella, una
mia amica dell' università. Una tragedia! Sette anni di
fidanzamento. Lei non parlava che di lui, non viveva che per lui. Non
era brutta, avrei detto normale, troppo forse per Nicola, ex modello,
uno che avrebbe fatto girare per strada pure mia nonna di 85 anni e
riportata al desiderio sessuale dopo decenni, in un nano secondo!
Eppure li guardavi e sembravano felici. Lui l'abbracciava e la
baciava e noi amiche rosicavamo. Tutte ci sentivamo più fighe di
lei, ma lui aveva scelto lei e non noi. Il mistero rimase, finchè un
giorno, il cane di Nicola si allontanò di casa perdendosi. Lo
cercammo tutti per giorni. Manifesti, foto, articoli sul giornale
locale, finchè lo ritrovammo. Lorella aveva deciso di fare una
sorpresa al fidanzato e si era recata da sola dalla persona che lo
aveva trovato. Così si era ritrovata davanti Rocky un pò smagrito
e, un cellulare un pò rosicchiato.
-Deve esserselo portato via
quando è sparito.- aveva detto il tipo che lo aveva trovato.
Lorella era rimasta un pò
sorpresa. Aveva riconosciuto un vecchio cellulare di Nicola, uno di
quelli troppo vecchi per essere usati ai tempi degli smartphone; se
l'era infilato in borsa e aveva riportato Rocky a casa sua, con tanto
di festeggiamenti, dolci e bevande.
Il cellulare era rimasto
così nel dimenticatoio, nella sua borsa, finché una sera non se
n'era ricordata. Nicola era uscito per la solita partita di calcio
con gli amici. Frugò nella borsa e lo prese. Lo mise a caricare e lo
accese. Lei non sospettava nulla, non aveva mai sospettato nulla, lo
aveva acceso solo per vedere se funzionava ancora. Funzionava e c'era
anche una scheda. Dette uno sguardo rapido alla rubrica: tutti nomi
di donne, erano, decine e decine! Cominciò a sudare e il cuore prese
a batterle. Andò ai messaggi. L'ultimo era di due giorni prima. Non
aveva mai letto simili sconcerie. Il suo Nicola, il suo dolce e caro
Nicola era un porco, un pervertito! Lesse quanto più poté,
sentendosi le viscere che si contorcevano e il cuore che si stringeva
come in una morsa. Non erano solo messaggi porno, c'erano
appuntamenti, inviti, da mesi, forse anni e il cretino non li aveva
cancellati, forse gli piaceva rileggerli. Fuori dal loro letto a
quanto pare Nicola aveva sperimentato di tutto, di tutto, mentre con
lei, faceva quello “attento a non farle male”, quello comprensivo
se lei era stanca o aveva il ciclo e certo, c'era subito il rimedio!
Ma perchè non dirglielo che era un assatanato di sesso? Perchè
mentirle ogni giorno da sette anni?
La storia con Nicola era
finita con ricovero in ospedale dell'assatanato, per trauma cranico,
in seguito al lancio violento del suo vecchio cellulare in fronte e
anche di tutti gli oggetti contundenti che Lorella riuscì a trovare
a portata di mano, tra cui un candelabro di fine ottocento.
Sorrido con amarezza per
Lorella. Ora so che si è sposata e, sembra felice. Anche io lo sono,
con il mio Claudio.
-Anche io sarei felice di
avere un figlio da te, ma sappiamo entrambi che non è possibile.-
gli dico sincera.
-Potremmo adottarlo.-
Gli sorrido e lo bacio. -Non
sarebbe facile, ma non impossibile, ci pensiamo dai!-
E' incredibile come Claudio
possa entrare nella mia mente e capirmi. Il tipo del negozio mi aveva
detto che gi HQ hanno un'intelligenza tale che può sembrare
sensibilità umana, a volte empatia, ma che si tratta sempre della
risultante di ciò che essi percepiscono all'esterno. In sostanza,
Claudio era buono, gentile, comprensivo, premuroso, perchè aveva
osservato il mio modo di fare, quindi mi imitava, ma c'era
dell'altro. Un paio di mesi prima ero tornata dal tipo del negozio,
perchè avevo un problema che mi assillava. Io sono così, a
determinati problemi non ci penso, ma quando ci penso sono bravissima
a trasformarli in ossessione!
Così gli avevo esposto il
quesito. - Mi chiedevo, come è possibile che Claudio, ehm, voglio
dire il mio cyborg...- il commesso aveva sorriso. O mi considerava
con compassione come una delle matte che vedono nel loro robot una
persona umana a tutti gli effetti, o forse aveva la risposta pronta
ed era fiero di sè, della sua competenza.
-Non ha finito di leggere il
libretto , vero?- sorrise ancora mostrando denti gialli, storti e
tartarosi.
-Veramente non l'ho mai più
riaperto.- confessai candidamente.
-Questo è un punto molto
importante della ricerca sui cyborg, che fa di loro, quasi degli
umani.-
Aggrottai la fronte e mi
appoggiai con il gomito al bancone, pronta ad ascoltare la sua
lezione.
-Lei sa che il suo cyborg
non possiede un cervello umano, ma qualcosa di molto simile. E' un
computer a tutti gli effetti, ma al suo interno noi abbiamo posto una
scheda di informazioni in base al test che le ho fatto fare la prima
volta che lei è venuta qui, ricorda?-
-Si, certo.- mi ricordai di
quel noiosissimo test con più di cento domande su di me, sui miei
studi, sui miei gusti in ogni campo, esperienze di vita, rapporti
familiari, desideri, persino i miei sogni erotici...
-Bene, quel test è stato
inserito in un computer che ha rilevato una scheda di informazioni
simile alla sua.-
-Ma si trattava di una
scheda...di un essere...umano?-
-Esattamente.-
-Un suo cliente?-
-Si. Un cyborg non può
provare sentimenti, signora, se lo ricordi sempre.-
-E quindi anche la mia
scheda sarà adoperata per dei clienti, suppongo.-
-Certo, glielo avevo detto
quando è venuta qui e ha anche firmato il consenso, ovviamente è
tutto in forma del tutto anonima.-
Non ricordavo proprio questo
particolare. Quando avevo firmato le carte per l'acquisto mi sentivo
come drogata, mi avrebbe potuto far firmare qualsiasi cosa, io
desideravo solo portarmi Claudio a casa.
-Quindi il suo, Claudio,
si comporta in parte, come la persona dalla quale abbiamo preso la
scheda.-
-Ho capito.-
Ero uscita dal negozio tra
il deluso e il confuso. Avevo passeggiato un pò per il centro, poi
ero tornata a casa. Non appena i miei occhi avevano incontrato quelli
di Claudio, il mondo era tornato a sorridermi. Lui era il mio sole di
mezzanotte. Forse ero diventata matta davvero, forse avevo perso il
contatto con il mondo reale, ma non mi importava, ero felice così.
Claudio adesso sta
rimettendo apposto in cucina. Io leggo una rivista e cerco un film da
andare a vedere al cinema. In realtà non riesco a pensare ad altro,
ho un chiodo fisso in testa: muoio dalla curiosità di scoprire chi è
la persona che ha dato la scheda con la quale io comunico con
Claudio. Insomma, chi è l'umano corrispondente a Claudio? E' anche
vero che io ho scelto qualità psichiche in un corpo bellissimo,
magari il proprietario di quel cervello, non è così sexy...Sono una
donna così superficiale? Mi sarei mai innamorata di un uomo brutto,
ma con le qualità intellettive e sensitive del mio Claudio? Ho
sempre guardato all'estetica, io. Non sono bellissima, ma cerco di
tenermi in forma, mi curo, mangio bene e pretendo la stessa cura nel
mio partner, cosa c'è di male?
Devo andare al negozio e
parlare con il mio amico commesso, anche se dubito mi dirà di più.
Anzi, gli telefono, è così gentile che mi ha dato il suo cellulare
per qualsiasi dubbio o problema. In realtà credo si sia preso una
cotta per me, be' meglio, così mi sarà più facile strappargli
delle informazioni!
Attendo che Claudio vada a
farsi la doccia e compongo il numero.
-Scusi se la disturbo,
ma...ho una cosa che mi ossessiona da oggi e, pensavo che forse
poteva darmi una mano a liberarmene.-
-Mi dica.-
-Si tratta del proprietario
della scheda, ne abbiamo già parlato lo so, ma io pensavo se era
possibile, avere delle notizie, non so una foto e...-
-Signora le ho già spiegato
che non posso. A lei farebbe piacere se io dessi tutte le sue
informazioni ad un estraneo?-
-No, però, io...-
-Capisco la sua curiosità,
ma le posso assicurare che si tratta di una splendida persona come lo
è anche lei, non si tormenti più, si goda il suo cyborg. Buona
serata.-
Mi sento una scema. Ha
ragione il commesso, devo godermi il mio Claudio che ha finito la sua
doccia e ora è davanti a me, coperto solo nelle parti intime da un
asciugamano. Lo abbraccio e lo bacio teneramente.
Poi, faccio una cosa ancora
più intelligente. Prendo il numero del commesso e lo cancello dalla
sim. Basta chiamate ridicole!
Claudio è in piedi davanti
a me. Apre l'asciugamano avvolto sui fianchi per mostrarmi il suo
pene ben eretto. Gli sorrido e non lo faccio attendere, mi spoglio in
pochi secondi e sono tutta sua!
Vedo i suoi occhi persi nei
miei, sento le sue braccia che mi avvolgono come per non lasciarmi
andare via. Non ho bisogno di nient'altro.
Io invecchierò, Claudio no.
Ma non sarà un problema. Le sue funzioni motorie e cerebrali
invecchieranno insieme a me e quando io passerò ad altra vita, o
semplicemente morirò (perchè è così difficile dirlo?), i suoi
circuiti andranno in uno stand by graduale, non ricevendo più
segnali dal mio corpo, né visivi, né uditivi, né sensoriali. Dopo
7 giorni di inattività totale, Claudio chiuderà gli occhi e
letteralmente si spegnerà per non accendersi più. Nel mio
testamento ho espressamente chiesto che non finisca in una discarica,
ma che le parti ancora utilizzabili siano adoperate per altri robot,
mentre la sua scheda cerebrale, quella che contiene la sua
intelligenza artificiale e i nostri ricordi di vita comune, sia
cremata insieme al mio corpo.
Non so come sopporterò
l'idea che il mio corpo invecchi, mentre lui resterà sempre giovane
e bello. Forse potrei attuare un piano B, piuttosto drammatico,
hollywoodiano oserei dire, alla Thelma e Louise, ma oggi non ci
voglio pensare.
Oggi è un giorno
meraviglioso, perchè fuori piove, perchè è martedì, perchè ho
fame, perchè è quasi notte, perchè mi prude un piede, perchè il
mio cuore batte, perchè ho appena starnutito, perchè Claudio è
qui, perchè io sono qui e la mia vita è adesso e tutto il resto non
conta.
Tutto il resto non è altro,
che parole trasparenti scritte nel vento.
FINE
Emilia Capasso
Chivasso, 16/8/2015
nota: 234
è il numero civico della mia abitazione storica a Napoli, quella
che ancora dopo ventanni che l'ho lasciata, continuo a chiamare casa
mia.
In questo piacevole racconto sembra di potere vedere un cortometraggio , le descrizioni sono cosi belle da sembrare di vedere una pellicola, spesso anche divertente come in alcune battute, non lontano dalla realtà, fa riflettere su noi stessi.
RispondiEliminagrazie :)
EliminaCiao, davvero molto carino come racconto.
RispondiEliminaHai scritto altri racconti di fantascienza ?
No, per ora solo idee.
RispondiElimina