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Visualizzazione dei post da 2017
Come sterminare.... Parte 14esima Mia madre aveva passatole ultime 24 ore a sistemare la camera degli ospiti per mia cugina Jessica e i suoi due gioielli di 16 e 14 anni, Solange e Adam. Lo so, già dai nomi partono una serie di pregiudizi su mia cugina, ebbene, lasciateli partire perchè non vi state sbagliando affatto! Il risultato era una stanza pulita e disinfettata come una sala operatoria, con tanto di candele profumate e tappetini in pellicciotto bianco comprati apposta. In compenso io nella mia camera ho un tappetino di bambù scorticato, al quale mancano una decina di stecche. Che mia madre non abbia pensato che magari anche i miei delicati piedini adorerebbero un morbido pellicciotto sintetico? Ok, cambiamo discorso e torniamo alla cara cuginetta super sexy. Sarebbero arrivati la mattina del 24. Mio fratello era stato incaricato di andarli a prendere all'aereoporto di Capodichino, noi invece a casa ad attendere l'arrivo della principessa come dei bravi s
COME STERMINARE LA PROPRIA FAMIGLIA NELLA SERA DI NATALE E PARTIRE SERENI PER LE BAHAMAS                                                                Parte tredicesima Mio padre: un uomo con una decina di frasi inserite in un microchip nel cervello. Sono sicura che se con un macete gli tagliassi un braccio, non scoprirei strati epiteliali, muscoli, vene e tendini, ma i circuiti elettronici di un ciborg. «Buongiorno» «Buonanotte» «Hai spento la luce in camera?» «Hai lavato le mani?» «Hai salutato il portiere?» «Hai chiuso il rubinetto?» «Non mettere il pane sottosopra che Gesù si dispiace» «Hai fatto il segno della croce?» Ecco mescolate queste frasi in tutte le varianti aritmetiche e avrete il resoconto di buona parte dei nostri dialoghi in quasi 40anni. In particolare, il farsi la croce prima di mangiare e il recitare un Padrenostro per ringraziare una divinità a cui da anni non credo più, mi sembra una violenza psicologica da denuncia, ma siccom
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COME STERMINARE LA PROPRIA FAMIGLIA NELLA SERA DI NATALE E PARTIRE SERENI PER LE BAHAMAS Parte dodicesima E' il 23 dicembre, per me l'inizio della fine. Mia madre ha la permanente a spilli, ovvero, i capelli sembrano come quelli dei fumetti anni 70, ricci, ma con strane punte elettrizzate. Definirla agitatissima rende poco l'idea. Temo che se le rivlogessi la parola potrebbe scaricarmi addosso il quantitativo elettrico di un fulmine. Quindi, paziente attenderò istruzioni. Non termino nemmeno di pensarlo che mi aggredisce psicologicamente: «C'è da andare a prendere il vino in enoteca, vai con la macchina. Poi la frutta candita per la cassata e lo zucchero e le mandorle in drogheria. Alle verdure ci penso io. Vai al supermercato prendi olio per friggere, aceto, tre cavolfiori, quattro panettoni farciti diversamente, fai tu. Alla pasta ci penso io. Spumante...mmm, prendi 5 bottiglie, fai tu la marca tanto sono tutti uguali. Mi raccomando niente Brut
COME STERMINARE LA PROPRIA FAMIGLIA NELLA SERA DI NATALE E PARTIRE SERENI PER LE BAHAMAS parte undicesima ''Se mi lasci non vale, se mi lasci non vale, se mi lasci non vale, se mi lasci non vale, tutto il nostro passato dentro quella valigia, non ci può stare''. Mi volto di scatto non appena sento questo motivetto alla mia sinistra: esso esce di prepotenza da due casse alte un metro, sistemate in un'abitazione al piano terra, in un basso per intenderci. La porta aperta lascia intravedere le casse che rimbombano come se fossero ad un concerto, le sedie alzate sul tavolo al centro della camera, e una signora che ha la fisicità di un panettone imbottito che passa uno straccio imbevuto di candeggina pura 100% sul pavimento che a me sembra già lucido come quello della sala da ballo di Cenerentola. Eppure la donna insiste con forza sotto il tavolo e ai bordi dei mobili e ancheggia al ritmo dei violini romantici mentre i suoi strati di carbo e di grassi
Capitolo 5 Salvatore sapeva che da grande avrebbe fatto lo “sciupafemmine”. Non era un vero e proprio mestiere, ovvio, ma di certo gli avrebbe dedicato gran parte del suo tempo libero. Dopo il calcio naturalmente. Adorava la canzone “O’ Sarracino”, che spesso intonava identificandosi in questo bellu guaglione, bello di faccia e bello di cuore. Con il suo sorriso furbetto Salvatore detto o’ Ciurillo perchè da piccolo era molto minuto, riusciva a incantare qualsiasi ragazza, a farla arrossire, a farla ridacchiare con le sue battute pronte. E sapeva bene quanto i complimenti fossero utili per accorciare la strada verso un bacio. «E come siamo belle stamattina con questi pantaloni a fiori!» «Uè, ma sto rossetto, eh eh, poi non ti lamentare se ti vogliono baciare tutti!» Baci delle sue amichette che arrivavano prima o poi, stampandosi o schioccando sulle sue guance scarne e rosse, mentre lui nella sua testolina di fanciullo sognava quello vero, quello da grandi anche se un po’lo
Capitolo 4 In un'altra salumeria del Borgo Sant'Antonio Assuntina Cannetiello chiacchierava animatamente con la signora Concetta del quarto piano di fronte casa sua dei prezzi della carne, della pulizia del vicolo e infine dei loro ragazzi a scuola. Di tanto in tanto il salumiere Armando chiedeva se il peso di qualcosa andava bene o se doveva togliere. «E speriamo che Salvatore quest'anno mette a' capa a fa bene.» disse a un certo punto la sua vicina. Era una donna di 40 anni che ne dimostrava almeno dieci in più: i capelli spettinati, le rughe che le solcavano già il contorno degli occhi e della bocca e un petto enorme, come se avesse allattato dieci figli. Dalla sigaretta ormai a metà, aspirava a grandi boccate mostrando poi i denti ingialliti come in una smorfia di dolore. «E sì, tene già 13 anni.»le rispose Assuntina. «E però se non va a scuola che fa?» disse la donna guardando il salumiere come in cerca di consenso alle sue parole. Il salumiere si limitò
Oltre il Vesuvio capitolo 2 parte 4 'Non ci pensare Madalé, non ci pensare!' si raccomandava da sola. 'Andrà tutto bene. Tua figlia ha bisogno di te, è ancora piccolissima e Francesco pure.' Dalla cucina sentiva sua madre trafficare. Dal giorno in cui era tornata a casa dopo l'intervento, sua madre la signora Mena Russiello si recava puntualmente ogni mattina verso le 9.30 per rassettarle casa, portarle un po' di spesa e cucinare. Mena le assomigliava poco se non per il colore dei capelli che però portava corti e per il sorriso largo e avvolgente. Era bassina, robusta, con delle gambe gonfie attraversate da rami blu violacei, le vene varicose, che però non le impedivano di portare tacchi a spillo, né di camminare avanti e indietro rapida come se avesse le ruote sotto. Non si truccava, dopo una certa età lo considerava di pessimo gusto, ma colorava di rosso le labbra sottili. Maddalena si affacciò in cucina ancora in camicia da notte mentre sua madre s
Di Cenerentole, Regine e altri malfattori Racconto di Emilia Capasso Da alcune settimane era calata su di me una sorta di tendina di indifferenza. Le chiacchiere, i discorsi, i problemi di amici e conoscenti mi passavano sul corpo come un vento caldo. Le notizie del mondo non mi interessavano. Conservavo costantemente sul viso un’espressione piatta. Volevo diventare come il tempo: trasparente, senza inizio e senza fine. La mia vita aveva smesso di avere un senso quando un giorno avevo scoperto di averne uno: mi ero follemente innamorata di una persona che non esisteva. Penserete che io sia matta, beh’ non vi sbagliate, in parte lo sono, ma non al punto di non comprendere la mia pazzia. Questa persona di cui mi ero innamorata era ben viva, ovvero respirava, lavorava, mangiava, dormiva e tutto quanto. Aveva anche una compagna e una figlia. Tuttavia nel mio immaginario lui era un essere speciale, era quello che avevo aspettato o cercato o immaginato per tutta la vita. Il
Capitolo 3 Parte prima Maddalena Brigante alle dieci di mattina era ancora a letto. Guardava con amore Adelina seduta al suo fianco, che giocava con  una bambola dai folti riccioli neri e stopposi. Quella mattina si sentiva meglio o così voleva pensare. Qualcuno, infatti, non ricordava più chi fosse,  le aveva detto che se si è ottimisti e sereni il corpo guarisce più in fretta da ogni malattia. Quindi, ogni qualvolta un pensiero negativo le ombreggiava la mente, chiudeva gli occhi,  sospirava e si faceva coraggio da sola. Il Signore, poi, l’avrebbe di certo aiutata a superare quel momento e la Beata Vergine pure. Era inevitabile, però, che di tanto in tanto le sue mani scivolassero sulla ferita sotto la gola e accarezzassero quella specie di mezza collana che al posto delle perline presentava delle orrende crosticine nere. E quando la vedeva riflessa allo specchio una morsa le stringeva il petto e gli occhi si inumidivano. Il dottor Valente, primario di oncologia al Pasca