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Visualizzazione dei post da maggio, 2018
Tratto da: "La fine e il principio", romanzo scritto ben 4 anni fa e mai pubblicato. Credo sia giunto il momento. Estate 1998 «Adesso ti prendo e ti affogo!» urlava Fabio. I due fratelli non avevano programmato di andare al fiume quel giorno, ma il caldo era così soffocante che si erano liberati in gran fretta dei vestiti e in mutande si erano tuffati nelle fresche acque del fiume Lindo. Si spruzzavano l'acqua fingendo di arrabbiarsi, in realtà era un vero sollievo per entrambi. Fabio era alto e moro come il papà, le spalle larghe, le gambe muscolose. Eddi era ancora un adolescente in erba, snello con i capelli biondi, lunghi e ondulati fin su le spalle strette e ossute. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, il naso sottile, spolverato appena di lentiggini e le labbra carnose. Somigliava molto alla mamma, soprattutto per gli occhi grandi, di un azzurro oceano. Raccoglievano i sassi dal fondo del fiume e se li tiravano contro, poi ridevano fino
Oltre il Vesuvio Un pomeriggio tardi di quel novembre 1980 si trovò a passare Francesco. Erano in tre. Il più alto aveva il viso mangiato dall'acne e il corpo esile avvolto in un giubbotto nero da quattro soldi. Il medio era grassoccio, con i capelli incollati in testa e i jeans consumati alle ginocchia. Il più basso il giubbino doveva averlo lasciato a casa, se mai ne possedeva uno. Se ne stava con un sorriso stampato in faccia che in realtà era l'espressione involontaria dei suoi denti da coniglio. Il più alto sgomitò il compagno grassoccio e sollevò il mento ad indicare Francesco che camminava un po' curvo, lo sguardo basso come a ispezionare il marciapiede. In un lampo gli furono davanti. «Bell 'stu zainett!» Francesco sbiancò alla loro vista e indietreggiò. Guardò ai loro lati per trovare una via di fuga, ma il panico lo stava già assalendo. I piedi erano come incollati a terra. Il ciccione si avvicinò con il volto a un palmo da lui. Francesco sentì
Il senso della vita Camminando per via Torino, nella zona pedonale di Chivasso, mi sono accorta di non conoscere nessuna delle persone che incrociavo e qui ci vivo da circa 16 anni. Non mi capita sempre, ovvio. Nel quartiere in cui vivo (e sorrido alla parola quartiere poiché io vengo da Napoli, precisamente dal quartiere san Lorenzo che nel 2002, anno in cui mi sono trasferita, era popolato da circa 52 mila persone, ovvero il doppio degli abitanti della sola Chivasso!), nel quartiere in cui vivo adesso, dicevo, conosco un po' tutti, ma quando vado al centro ho come la sensazione di essere un'estranea. A Napoli non mi succedeva mai e non perché il Corso Garibaldi, via Foria, il Corso Umberto I, piazza Carlo III fossero casa mia. Eravamo più di 50mila, ovvio che non potessi conoscere tutti! Eppure dai tratti del viso, dal modo di parlare, dal modo di vestire, di camminare, di gesticolare, di ridere o sorridere, per me quelle erano categorie di persone, potevo indovina